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Il Duomo di Milano

di Giovanni Migliara

olio su tela, 42,5x61


Questa opera documenta come sia cambiata l'immagine di Milano durante il Novecento nella percezione dei pittori di vedute, di interni prospettici e di scene di vita moderna, ambientati nelle strade e nei nuovi spazi della metropoli postunitaria come la galleria Vittorio Emanuele. Un particolare rilievo assume anche la diversa percezione negli anni del monumento simbolo della città, il Duomo.

Giovanni Migliara rappresenta la piazza del Duomo com'era prima delle demolizoni, in particolare quella dell'isolato popolare del Rebecchino, e dell'ampliamento, realizzati, non senza polemiche, dopo l'Unità. Nella sua opera, che poi verrà guardata con un senso di nostalgia per la sua atmosfera irrimediabilmente scomparsa, mostra una grande sensibilità anche per gli aspetti sociali e le attività che si svolgevano negli edifici allora a ridosso dell'immensa mole della cattedrale.

I dipinti di Migliara vengono riconosciuti a livello europeo nell'ambito di quella che è identificata come pittura prospettica.

L'opera nello specifico:

Il dipinto, appartenente al repertorio vedutistico milanese di Giovanni Migliara, piemontese di nascita ma milanese di cultura, illustra la vecchia piazza del Duomo a Milano, con il Quattrocentesco Coperto del Figini sul lato occidentale e l'isolato del Rebecchini sul lato opposto, con le contrade della Pescheria Vecchia, dei Borsinari, dei Profumieri, dei Mercanti d'oro. La salda impaginazione prospettica, puntuale nella restituzione dei particolari architettonici, isola l'edificio del Duomo quasi sullo sfondo della composizione attribuendo maggiore risalto a questa particolare zona cittadina, vivace e molto amata dal pubblico milanese, che, demolita nella seconda metà degli anni Sessanta, godette di una straordinaria fortuna iconografica. Fu del resto Migliara stesso a creare una sorta di tipologia dei luoghi oggi considerati tipici della "Vecchia Milano" e identificabili con la Milano spagnola e neoclassica, creando quella che la critica contemporanea definì come "pittura urbana", connotata da alcuni scenari riccorenti come: via Laghetto, L'ospedale Maggiore col naviglio, San Nazzaro, via di Palazzo Reale, San Fedele e Palazzo Marini, Porta ticinese, la Pusterla dei Fabbri, San Marco e il naviglio. La prospettiva consente a Migliara di mettere a fuoco il primo piano del dipinto, riservato alle annotazioni di costume e di cronaca contemporanee, descritti con una vivacità narrativa inconfondibile.

Francesco Telmon IV D

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