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La confessione


olio su tela di 173,5x141 cm realizzato nel 1838

Giuseppe Molteni (1800-1867) era stato costretto ad abbandonare gli studi presso l'accademia di Brera a causa di problemi economici e si era indirizzato al restauro di dipinti antichi, divenendo rapidamente uno dei più richiesti nel suo campo in tutta Europa.

In seguito tuttavia tornò a dedicarsi alla produzione di proprie opere pittoriche,

e nel 1828 inaugurò il genere del “ritratto ambientato”, che si contraddistingueva per una resa estremamente meticolosa e sfarzosa dell'ambiente e dei costumi, e che gli procurò talmente successo da porlo in diretta competizione col suo contemporaneo Francesco Hayez.

Il dipinto in questione, appunto un ritratto ambientato, apparteneva alla serie di opere acquistate nel 1838 da Ferdinando I per la galleria di dipinti moderni del Belvedere di Vienna.

L'opera rappresenta una donna inginocchiata nell'atto di confessarsi ad un prete intento all'ascolto. Secondo la critica la donna potrebbe identificarsi con una giovane madre che rivela al confessore di avere ceduto alle lusinghe di un cugino.

Il dipinto è caratterizzato da una resa finissima dei dettagli, in primo luogo per quanto riguarda l'abbigliamento dei due personaggi, strettamente contemporaneo all'epoca della realizzazione dell'opera: il vestito semplice e elegante, così come la preziosa mantella ricca di pieghe e l'acconciatura della donna sono tipici del diciannovesimo secolo.

Il dipinto, seppure rappresenti una confessione, non risulta carico di significato religioso: le espressioni dei due, accorta ma non necessariamente pentita quella di lei e molto interessata quella di lui, fanno concentrare lo spettatore più sulla ricchezza ed eleganza della scena rappresentata che sul suo valore simbolico.

Marta Corradini IV E

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